Siamo tutti mercanti d’attenzione?

Possiamo definire mercanti di attenzione tutte quelle realtà che guadagnano dallo sfruttamento e dal controllo dell’attenzione delle masse.
I più evidenti mercanti d’attenzione ai giorni nostri sono i social network che sono quelli che ci sottraggono più tempo durante la nostra giornata.

Questa compravendita della nostra attenzione è iniziata a livello globale nell’ottocento partendo dai primi poster per la strada, i giornali passando per la radio, la televisione e infine internet.
Storicamente quando l’equilibrio tra promozione e utilità viene spezzato e la richiesta di attenzione diventa troppa, si innesca un meccanismo automatico di rivolta nel pubblico.

È successo con i poster, con i giornali, con la radio, la tv e ora con internet dove la gente è stufa di banner e influencer. I mercanti quindi si spostano di continuo verso l’ultima tecnologia dove possono ricominciare da capo, sono già pronti per il Web3 e il metaverso, le bandierine sono già state piantate.

Lo sfruttamento dell’attenzione del pubblico in cambio di intrattenimento o materiali interessanti avviene sempre con il suo consenso iniziale, ma poi si va sempre oltre spezzando l’equilibrio e iniziando a prendere a piene mani quel che prima era concesso solo in parte.

Vi sarà successo di esservi iscritti a una newsletter perché vi interessava un argomento ma dopo un po’ vi siete cancellati. Ecco, esattamente questo, all’inizio vi arrivavano informazioni interessanti, poi la frequenza degli invii è aumentata e le informazioni erano sempre meno e alla fine si è trasformato tutto solo in richieste d’acquisto.

Ci si sente quasi traditi.

Ma noi stessi che operiamo nel campo della comunicazione siamo mercanti d’attenzione?

Certamente richiediamo attenzione ma in modo più equo perché comunichiamo in modo più etico. Puoi vendere il tuo prodotto o servizio ma se non spezzi il legame d’utilità dando sempre informazioni utili al tuo pubblico, questo continuerà a seguirti perché riconoscerà in te un’onestà d’intenti che è sempre apprezzata e, sulla distanza, ricompensata.

Per esempio ci sono moltissimi personaggi che su YouTube da anni danno informazioni molto oneste e utili agli spettatori senza chiedere niente in cambio. Poi quando questi youtuber iniziano a vendere qualcosa di solito hanno moltissimi acquirenti. È un rapporto chiaro e lineare:

  • prima fornisco valore senza chiedere niente in cambio
  • successivamente inizio a vendere qualcosa
  • contemporaneamente continuo sempre a dare valore anche a chi non compra il mio prodotto

Così facendo non perdo fedeltà e avrò una buona percentuale di vendite.

Detta così sembra la cosa più semplice del mondo, in effetti lo è ma per tanti la parola “onestà” è sostituita da “furbo”, qui le virgolette sono d’obbligo perché in realtà si tratta di stupidità.

Chi parte al contrario, facendo finta di dare valore per poi vendere qualcosa, prima o poi si viene scoperto fallendo nell’intento.

Quindi per funzionare lo scambio attenzione / vendita deve essere equo, non cercando di rubare attenzione senza restituire qualcosa di pari valore. Questo può essere applicato a qualsiasi prodotto ma funziona decisamente meglio per i servizi.